buona la terza

Eroica finita. Tre giorni molto intensi che si sentono su tutto il corpo, ed è proprio cosi che dovrebbe essere. Senza fare tanti romanzi è stata una figata! Durissima, faticosa e lunga, lunga, lunga. Ma assolutamente da rifare. Questo è il succo. Adesso la cronaca. Voglio partire ancor prima e mi metto in piedi alle 7, colazione abbondante, carico, pago e alle 8:35 pedalo. Leggendo le note del percorso so che mi aspetta la famigerata salita di Monte Sante Marie. Famosa solo per il suo chilometro al 15%. Nessuno dice che appena prima ci sono solo 3 km con abbondanti strappi al 10% che mettono subito in chiaro come sarà la giornata, ma io distratto non leggo questo avvertimento. Soliti tratti di saliscendi sterrati che rappresentano ormai la norma delle mie giornate. Oggi il sole si nasconde dietro le nuvole, c’è un bel vento fresco ma 17° rendono tutto più piacevole. Complice il tracciato sono piuttosto lento, tanto per cambiare, ma sereno, e mi godo ogni pedalata o passo a seconda che sia in sella o meno. Torno sul crinale e vedo in lontananza Siena illuminata dal sole, scatto anche una foto ma col cellulare c’è poco da sperare.


Lo spettacolo è come al solito niente meno che notevole. Arrivo in uno dei punti in cui il tracciato andata e ritorno si incrociano e poi mi butto in un bel tratto asfaltato che guarda caso inizia a salire con costanza e non molla: io nemmeno. Non canticchio, pedalo e basta. Proseguo fino a Pianella, il nome mi dice qualcosa ma oggi proprio non voglio ascoltare. Me ne accorgo subito, quando inizia la SP9. Parte in sordina ma piano piano la salita diventa sempre più dura così mi fermo a mangiare due piccoli panini. Quando riparto la SP9 è come prima, anzi più avanzo tra filari di viti o di ulivi e cantine e frantoi, il fondo si ammorbidisce e si attacca alle ruote, frenandole. Non ce n’era bisogno, avevo già le mie difficoltà. Dopo un tempo infinito anche la SP9 termina, ma mi ricorderò anche di te. Finalmente scendo ma la regola dice che se scendi perdi quota che poi dovrai recuperare, ma perché smorzare così i sogni? Allora mi godo la discesa e poi il tracciato prosegue di fianco ad un ruscello: è la prima volta dall’inizio e mi piace, un po’ scendi un po’ sali un po’ pedali. Una volta finita si torna su asfalto per l’ascesa a Pievasciata; ancora testa bassa, salgo agli 8,4 km/h 😦 A Radda in Chianti mi godo un attimo il panorama, sono sul secondo punto più alto del tracciato dopo l’arcigno Montalcino (564 m) Mancano 10 km, saranno intensi: dopo un breve tuffo in discesa è ancora salita su asfalto, sto zitto perché Gaiole era lì sotto, ma questa deviazione per riprendere quota mi sa tanto di gran finale e non bado alla salita (si fa per dire). Pedala pedala e finalmente mancano 3 km, il cartello dice destra sullo sterrato che è la vera essenza di questo percorso. Ormai la fatica è tantissima ed io mi sforzo di guardare il panorama e la frego. La strada, anche se di poco, scende e di poco sale. L’esperienza è dalla mia e a questo punto non temo più nulla e non mi risparmio. Pedalo come quelli buoni; rilancio in discesa e mi alzo anche sui pedali nelle brevissime salite, che se mi vede qualcuno lascio una buona impressione dai. Eccomi nell’ultimo borgo arroccato sopra a Gaiole: manca solo 1 km è fatta, sono a Vagliagli da dove inizia l’ultima picchiata verso la fine, l’attesissimo km 205.

Triplice fischio finale.

Strava dice che oggi in 72 km ci sono stati 1574 metri di dislivello: a me sembra tanto tanto, diciamo tantissimo.

Ripeto: da rifare. Non so quando ma è da rifare.

Super, anzi Eroica.

Un pensiero su “buona la terza

Lascia un commento